martedì 6 settembre 2011

Macerie

E' difficile comunicare con il prossimo. ( ma manco Fabio Volo inizia i capitoli così, 10 punti per me!)
Io sono una di quelle persone che ha sempre paura di ferire il prossimo quando parla, che questo si allontani per chissà quale motivo se solo oso esternare un mio disagio. Un trauma represso, fondamentalmente, riconducibile a diversi eventi vissuti nella mia giovine esistenza.
Di solito trattengo e filtro l'80% dei miei pensieri, soppesando ogni parola. In altri casi esce via tutto, di botto, trascinato da quella che è una colata di acido e rabbia repressa dovuta alla frustrazione perpetua. E no, non è piacevole per nessuno. Anche perché poi mi sento in colpa e mi struggo, cercando di rimediare ai danni.
Comunque, oggi non è uno di quei giorni. Le parole scorrevano (e scorrono) come un fiume; in una sera soltanto ho detto tutto -o quasi- quel che avevo da dire.
Ho descritto la mia condizione di "terzo", ho spiegato che molto molto spesso sono a disagio in talune situazioni, ho esternato pensieri da adolescente che in fondo non si sono mai scrostati dalla mia mente.
L'immagine migliore della serata: me solo, fra le macerie. Ma non come un eroe figo sopravvissuto ad una strage, piuttosto come un reduce. In questi anni non sono riuscito a costruire nulla, tutto ciò che avevo è andato in frantumi e sono convinto sia una mia colpa. Ho perso amici, interessi, anni di università... e ora non ho quasi nulla.

E per ora non ho nemmeno voglia di continuare questo post.

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